Proprio con Giorgio Morandi, Mario Marescalchi decise nel 1973 di materializzare il proprio sogno di gallerista. E' passato più di un quarto di secolo da allora, molti fatti e molti nomi sono entrati nella storia (...) Il fondatore della galleria è scomparso nel 1991, gli è succeduto uno di famiglia, Italo Spagna, elemento dall'esperienza consolidata e in grado di imprimere una svolta al lavoro della galleria insistendo nel voler dare un significato sempre più ampio alle rassegne."
(dal sito www.marescalchi.it)
Che lo Spagna avesse un concetto piuttosto "ampio" del mestiere di gallerista è ormai fuor di dubbio, tant'è che l'hanno arrestato per aver scambiato opere d'arte con delle copie piuttosto dozzinali. Ma se la banalizzazione giornalistica racconta di una volgare truffa, ciò non rende pienamente la curiosità della vicenda: seguendo Benjamin, l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica è sottoposta ad un processo di "decadenza dell'aura". Se il godimento dell'aura di un'opera d'arte è tutto sommato una prerogativa aristocratico-umanistica, ossia un'esperienza estetica privilegiata di un fine connaisseur o di una ristretta cerchia di happy few, l'opera d'arte riprodotta è invece nata avendo come destinazione le masse: molteplici, ingorde, mutevoli per definizione." Ed ecco a Bologna compiersi la nemesi: la ristretta cerchia di eletti non esiste più, è talmente incapace di soffermare lo sguardo da non essere nemmeno più in grado di "concepire" l'opera al di là del suo possesso, portando così a compimento la totale decadenza dell'esperienza estetica. Tutto parrebbe perduto, senonchè entra in scena la colf che, come in una commedia da realismo socialista, in rappresentanza delle masse, sfodera il metro e "misura" la Figurine di Giacometti rivelando l'inganno.
Ma cosa è vero? E cosa è falso?