mercoledì 9 aprile 2008

Valium

Sono ormai diverse settimane che il nostro Sindaco se ne sta buono buono: non maltratta nessuno, non esterna, manco si prende la briga di svillaneggiare il Guazza.
Abulico, svogliato e assente non si prende neanche più il gusto della periodica bastonata in testa a Monteventi. Anche nella polemica con Cazzola ha tenuto un tono basso, lasciando di fatto l'invettiva in bocca al buon Alfredo.
Sarà mica che Raffaella Rocca gli mette il bromuro nel caffelatte? In compenso ci delizia con le sue vicende familiari: il battesimo con tanto di corte vip.
Ma il capolavoro Cofferati lo ha fatto trasformando una sua vicenda privata, la paternità, in un evento pubblico. Di più: così come nelle monarchie assolute il "corpo" del sovrano diventava di fatto l'incarnazione dello Stato, a Bologna ormai si pende dalle labbra di Sergio e dal pannolino di Edoardo.
Deciderà a giugno - dice - se vivere a Bologna o a Genova. Dipende da suo Figlio, dice. Forse dipende di più dalla sua signora. ma tant'è. La domanda è un'altra: perchè in una città laica e civile nessuno ha il coraggio di dire al Sindaco: "senta Cofferati, lei Bologna non l'ha sposata, vi è solo stato eletto. Con rispetto, ma con fermezza, le ricordiamo che la paternità riguarda molti di noi senza per questo diventare un affare di Stato, pertanto della sua, ci scusi, ci interessa il giusto. Se intende fare il padre lo faccia pure, lo può fare da Sindaco o da pensionato, a Genova o a Bologna, affari suoi.
Ci dica invece - doverosamente - e senza tante manfrine, se intende riproporsi alla guida della città, con quale progetto, con quali alleati, con quale giunta."
Ci vuol poco. Eppure gli scriba locali, proni, tutto ci raccontano della vita di corte ma domande vere non ne fanno.
"Divanisti" amano definirsi fra loro, ma sono indulgenti con sé stessi, poichè l'oggetto d'arredamendo che più gli assomiglia è lo stuoino.