
Sono volati pomodori, uova ma anche parole forti, come quelle di Mafai su Repubblica, per la quale ProGiuliano, con la sua campagna antiaborto, non mette in pericolo la democrazia, i contestatori coi lanci di pomodori, invece, sì. Tutti volteriani insomma. Noi no.
Il punto che sembra non interessare quasi a nessuno non è tanto la liceità o meno di libertà espressiva di ProGiuliano, dalla quale si intenderebbe commisurare il grado di democrazia del nostro disgraziato paese, quanto, semmai la natura e i fini dell'oratore sul pulpito.
E' forse ProGiuliano un non-violento oltranzista, seppur antiabortista? Ma quandomai!
ProGiuliano è un provocatore: ha decantato la bellezza e l'igiene della guerra preventiva in Iraq, bombe sui civili comprese.
Ha bollato come "assassini" il direttore e il vicedirettore dell'Unità, rei di essere "cattivi maestri" che lo esponevano a ipotetiche vendette brigatiste.
Se non bastasse, nella foga antiabortista ha chiesto che venisse scritto "l'aborto rende liberi" davanti agli ospedali, facendo il verso al triste e micidiale motto apposto all'ingresso del lager di Auschwitz Birkenau.
ProGiuliano insomma è un violento. E la violenza genera violenza, tant'è che il più felice per gli eventi di ieri è proprio lui: il marinettiano e futurista ProGiuliano ratatam Zang Tumb Tumb
E allora, ha senso parlare di democrazia in pericolo sulla base di questo volterianesimo d'accatto?
Provocazione per provocazione: è più democratica la Bologna che non faceva parlare Almirante, ma sulla base di un grande patto sociale e di uno slancio utopico realizzava i nidi, i distretti socio-sanitari, i mezzi pubblici gratuiti, l'integrazione scolastica e dei sofferenti psichici (potremmo continuare)... oppure la città della finta partecipazione e - permetteteci - della finta solidarietà volteriana ProGiuliano?